Un filmato del 1968 dell’Istituto Luce cattura un ritratto di Ghitta Carell “dinanzi alla lastra impressionata, allorché con una lunga e morbida mina, corregge i guasti inevitabili dell’obbiettivo”. Negli anni tra le due guerre, il suo studio romano è il luogo in cui la classe dominante crea la sua iconografia, i modelli con cui offrire l'immagine di sé al mondo. Il volume, a cura di Roberto Dulio e Maria Sica e pubblicato da Five Continents Editions, ricostruisce la vicenda della fotografa che con il suo stile si impose come la ritrattista più richiesta degli anni Trenta.